La morte di Dino Fiorini: un mistero irrisolto del calcio italiano
La morte di Dino Fiorini è una delle vicende più oscure e affascinanti della storia del calcio italiano. Un campione amato dai tifosi, protagonista assoluto del Bologna degli anni Trenta, sparito nel nulla durante uno dei periodi più drammatici della storia del Paese. Nessun corpo, nessuna confessione, solo ipotesi e silenzi.
Oggi, a distanza di oltre ottant’anni, il suo nome continua a emergere tra cronaca sportiva, guerra civile e misteri mai risolti. Una storia che merita di essere raccontata con attenzione, senza forzature, cercando di distinguere i fatti dalle leggende.
Il campione che incantava Bologna
Gli inizi di Dino Fiorini
Dino Fiorini nasce nel 1915 a San Giorgio di Piano, in provincia di Bologna. Fin da giovanissimo mostra doti atletiche fuori dal comune. La sua carriera esplode rapidamente e lo porta a vestire la maglia del Bologna, una delle squadre più forti d’Europa in quel periodo.
Negli anni Trenta, il calcio italiano vive una fase di massimo splendore. Fiorini diventa uno dei migliori terzini sinistri del Paese. Potenza fisica, senso della posizione e carisma lo rendono un punto fermo della squadra rossoblù.
I successi con il Bologna
Tra il 1933 e il 1941, Fiorini conquista quattro Scudetti, una Coppa Europa Centrale e il Torneo dell’Esposizione di Parigi. Il Bologna è una macchina perfetta e lui ne rappresenta una colonna difensiva.
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Un talento fuori dagli schemi
Nonostante il talento, Dino Fiorini non vestirà mai la maglia della Nazionale. Le sue abitudini extra-campo, giudicate poco compatibili con l’etica sportiva dell’epoca, gli chiudono le porte dell’Italia di Vittorio Pozzo.
Fiorini, però, non sembra farne un dramma. Ama la vita mondana, le motociclette e la compagnia femminile. A Bologna lo chiamano “Conte Spazzola”, soprannome che racconta bene il personaggio.
Guerra, politica e paura
L’Italia nel caos del 1944
Nel 1944 l’Italia è spaccata in due. La linea Gotica attraversa l’Appennino, la guerra civile è una realtà quotidiana. Fascisti, partigiani e civili convivono in un clima di tensione costante.
Dino Fiorini è apertamente schierato con il fascismo. Fa parte della Guardia Nazionale Repubblicana e svolge attività politiche attive. Una scelta che, in quel contesto, equivale a una condanna a vivere sotto minaccia.
Per approfondire il quadro della Resistenza italiana e della guerra civile che attraversò l’Appennino bolognese, è possibile consultare le ricostruzioni storiche pubblicate sul sito dell’ANPI.
I primi attentati contro Dino Fiorini
Prima della sua scomparsa, Fiorini sopravvive ad almeno due agguati. In uno viene colpito mentre esce dalla Casa del Fascio, riuscendo a salvarsi per miracolo. In un altro episodio riesce a fuggire da un accerchiamento partigiano nel centro di Bologna.
Questi eventi lo spingono a rifugiarsi con la famiglia nel paese natale. Tuttavia, continua a muoversi frequentemente, spesso in moto, sempre armato.
Il legame con Angelo Ferrari
In questo contesto emerge una figura chiave: Angelo Ferrari. Compagno di paese, ma soprattutto partigiano noto nella zona. Un rapporto apparentemente contraddittorio, che sarà centrale nel mistero della morte di Dino Fiorini.
Dino Fiorini e l’ultimo viaggio verso Monterenzio
L’ultimo incontro di Dino Fiorini
All’inizio di settembre 1944, Fiorini e Ferrari partono insieme su una moto Guzzi verso le colline di Monterenzio. È l’ultima volta che vengono visti.
Secondo alcune ricostruzioni, l’obiettivo del viaggio era un incontro con Mario Musolesi, detto “Lupo”, comandante della Brigata Stella Rossa. Un personaggio chiave della Resistenza bolognese, noto per le sue azioni contro collaborazionisti e spie.
Il possibile cambio di fronte
Una delle ipotesi più discusse è che Fiorini stesse valutando un passaggio tra le fila partigiane. Una scelta clamorosa, che avrebbe potuto costargli la vita sia da una parte che dall’altra.
Questa versione viene spesso citata in studi storici sulla Resistenza, come quelli disponibili negli archivi dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, punto di riferimento per la storia contemporanea italiana.
La sparizione di Dino Fiorini
Dopo quella partenza, di Dino Fiorini e Angelo Ferrari non si saprà più nulla. Nessun testimone diretto, nessun ritrovamento. Solo voci, supposizioni e racconti tramandati negli anni.
Le ipotesi sulla morte di Dino Fiorini
L’esecuzione politica
Secondo una prima versione, l’incontro sarebbe stato una trappola. Fiorini e Ferrari sarebbero stati giustiziati dai partigiani, considerati troppo pericolosi o inaffidabili.
Questa ipotesi solleva però molti dubbi, soprattutto sul motivo dell’uccisione di Ferrari, che era già parte della Resistenza.
L’agguato fascista
Un’altra teoria attribuisce la responsabilità ai fascisti stessi. Venuti a conoscenza del possibile tradimento di Fiorini, avrebbero organizzato un agguato lungo una strada isolata, eliminando entrambi.
I corpi, secondo questa versione, sarebbero stati occultati in una zona impervia dell’Appennino.
Il movente passionale
Esiste infine una spiegazione meno politica ma altrettanto drammatica. Fiorini avrebbe avuto una relazione con una donna della zona di Monterenzio. Il fidanzato, accecato dalla gelosia, avrebbe ucciso Fiorini e poi Ferrari per eliminare un testimone scomodo.
Una pista suggestiva, ma mai supportata da prove concrete.
Un mistero che resiste al tempo
La denuncia tardiva
Solo nel 1949 la moglie di Fiorini presenta una denuncia ufficiale di scomparsa. Cinque anni dopo i fatti, quando ormai molte tracce si sono dissolte.
Nessuna verità definitiva
Il corpo di Dino Fiorini non verrà mai ritrovato. Nessuna inchiesta porterà a una conclusione certa. Il suo nome resterà sospeso tra storia, leggenda e silenzio.
L’eredità di una storia irrisolta
La morte di Dino Fiorini continua a colpire perché unisce sport, guerra e umanità. Racconta un’Italia divisa, dove anche un calciatore poteva diventare vittima di un destino più grande di lui.
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