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Il 4-2-4 Guttmann: la rivoluzione tattica che trasformò il calcio per sempre

Il 4-2-4 è spesso considerato un modulo d’emergenza, usato dagli allenatori quando serve ribaltare una partita negli ultimi minuti. In realtà, dietro quella disposizione ultra-offensiva si nasconde un’idea geniale e rivoluzionaria. Il suo creatore, Bela Guttmann, non pensò mai al calcio come una somma di ruoli fissi, ma come un organismo dinamico in cui i giocatori interpretano lo spazio secondo le proprie qualità.

Questa visione nacque in un contesto storico drammatico, si sviluppò tra viaggi forzati, allenamenti innovativi e intuizioni visionarie, fino a diventare un pilastro della tattica moderna. In questo articolo approfondiamo la storia completa del 4-2-4, dalla fuga dall’Ungheria alla consacrazione in Brasile, passando per le vittorie europee del Benfica.
Per altre analisi calcistiche visita il blog di Quigioco.

Le origini del 4-2-4: un modulo nato dal caos

La fuga dall’Ungheria e la fine della Grande Honvéd

Nel 1956 l’Ungheria era nel pieno della rivoluzione contro il regime sovietico. La Grande Honvéd, squadra simbolo del calcio ungherese, si trovava in tournée. L’avanzata dei carri armati sovietici rese impossibile il rientro per molti giocatori e membri dello staff.
La squadra si sgretolò, diventando un gruppo di esuli in cerca di una nuova strada.
Per Guttmann questa fuga non fu solo una scelta forzata: fu l’inizio di una trasformazione personale e professionale.

Una tournée che attraversò il mondo

Gli ex giocatori della Honvéd attraversarono diversi continenti, giocando ovunque ci fosse un ingaggio. Gli stadi si riempivano per ammirare quel calcio fatto di tecnica e improvvisazione.
Per mesi vissero senza una vera casa, sospesi tra nostalgia e speranza.
Quando arrivarono in Brasile, però, qualcosa cambiò: quel Paese ospitale e innamorato del calcio li affascinò a tal punto da far nascere nuove opportunità.

L’incontro tra scuola danubiana e calcio brasiliano

Il calcio ungherese aveva influenzato profondamente l’Europa con il suo stile fluido e tecnico. Il Brasile, invece, stava vivendo una crescita enorme, con giocatori dal talento straordinario ma da inquadrare tatticamente.
Guttmann intuì che l’incrocio tra queste due culture calcistiche avrebbe potuto dare vita a qualcosa di totalmente nuovo.

Il laboratorio brasiliano: dove nacque il 4-2-4

Il San Paolo come punto di svolta

Quando il San Paolo gli affidò la squadra, Guttmann ottenne carta bianca. Il club voleva tornare a vincere e scelse un allenatore poco convenzionale, rigoroso ma capace di sperimentare.
Nel suo primo discorso alla squadra disse:
“Non siete voi a dover seguire lo schema. È lo schema che seguirà voi.”

Gli esercizi con gli pneumatici: una rivoluzione tecnica

Per aumentare la precisione dei tiri, Guttmann appese pneumatici agli angoli della porta. L’obiettivo era colpire il centro del cerchio.
Canhoteiro, funambolico ma impreciso, fu uno dei principali destinatari di questo nuovo metodo. Migliorò a tal punto da diventare un idolo del club.

Movimenti offensivi e difensivi nel 4-2-4

Il 4-2-4 si fondava su due cardini:

  • attaccare in sei, coinvolgendo le ali e i terzini;

  • difendere in sei, con gli attaccanti pronti a coprire le linee di passaggio.

L’idea era quella di mantenere sempre le distanze tra i reparti ridotte, anticipando concetti che sarebbero diventati comuni solo decenni dopo.

Il ruolo chiave dei centrocampisti

I due centrocampisti erano il cuore del sistema.
Dovevano correre, pressare, impostare.
Dino Sani interpretò quel ruolo come nessun altro, diventando un riferimento tecnico e tattico.

Il titolo del 1957 e la consacrazione del modulo

Il 29 dicembre 1957 il San Paolo vinse il campionato contro il Corinthians. Quel successo sancì ufficialmente la rivoluzione di Guttmann.
Il Brasile si innamorò del 4-2-4 e due anni dopo lo adottò per il Mondiale 1958, conquistando la Coppa Rimet.

L’eredità brasiliana e l’influenza su Pelé

Molti giocatori della Seleção hanno raccontato quanto il 4-2-4 abbia reso più semplice esaltare il talento di Pelé.
In un sistema fluido, un giovane fuoriclasse poteva ricevere palla fra le linee o lanciarsi in profondità con spazi creati dalle ali.
Quella squadra cambiò la storia del calcio mondiale.

Per approfondire in modo dettagliato la carriera di Bela Guttmann e il contesto tattico che portò alla nascita del 4-2-4, è disponibile anche la pagina dedicata su Wikipedia.

L’impatto di Guttmann sul calcio europeo

Il Benfica: una nuova rivoluzione

Quando arrivò al Benfica, portò rigore e innovazione.
La squadra era giovane, talentuosa ma incompleta. Guttmann la trasformò, costruendo un gruppo capace di dominare l’Europa.

La scoperta di Eusébio e l’evoluzione del 4-2-4

Eusébio è forse la sua eredità più luminosa.
Guttmann lo definì subito “un diamante grezzo” e lo aiutò a esprimere un talento che avrebbe reso grande il Portogallo.
Sotto la sua guida, il Benfica vinse due Coppe dei Campioni consecutive.

L’anatema che divenne leggenda

Quando lasciò il club, pronunciò una frase che ancora oggi aleggia come una maledizione:
“Senza di me il Benfica non vincerà più una coppa europea.”
Da allora, incredibilmente, è ancora così.

Perfezionismo e imprevedibilità: il metodo Guttmann

Era un allenatore esigente, quasi maniacale nella cura dei dettagli.
Ma allo stesso tempo lasciava spazio alla creatività dei giocatori.
Il suo calcio si basava su una combinazione difficile da trovare: disciplina e libertà.

L’eredità filosofica e tattica del 4-2-4

Un modulo che anticipò il futuro

Molti concetti del calcio moderno – pressing alto, squadra corta, ampiezza variabile – erano già presenti nelle idee di Guttmann.
Il 4-2-4 fu la base da cui nacquero i moduli 4-3-3 e 4-4-2, rendendo la sua influenza visibile ancora oggi.

L’importanza della tecnica individuale nel 4-2-4

Per Guttmann nessuna tattica poteva funzionare senza qualità tecnica elevata.
La sua insistenza sulla precisione e sul controllo ha anticipato l’approccio delle scuole calcistiche contemporanee.

Un pensatore globale

Allenò in Austria, Ungheria, Italia, Portogallo, Brasile, Argentina e persino in Israele.
Ovunque andasse lasciava un segno, diffondendo il suo modo di concepire il calcio come un linguaggio universale.

Conclusione: un’eredità che vive ancora oggi

Il 4-2-4 di Bela Guttmann non è solo un modulo, ma una filosofia.
Nasce dalla fusione di culture calcistiche diverse, si afferma attraverso l’innovazione e si consacra nel successo.
È una delle rivoluzioni più influenti della storia del calcio, ancora oggi studiata, reinterpretata e ammirata.

La sua storia ci ricorda che il calcio è un gioco di idee prima che di numeri. E che un visionario, partito da una fuga disperata, può cambiare per sempre il modo in cui una squadra si muove in campo.

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