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Sinner domina gli US Open ;  Sinner b. Bublik 6-1 6-1 6-1

Sinner domina gli Us Open , fino ad ora è il tipo di messaggio che mette paura a tutto il torneo: Jannik Sinner archivia Alexander Bublik con un secco 6-1 6-1 6-1, una partita che vive sul filo dell’autorità tecnica e della chiarezza tattica. Il copione s’imposta già nei primi minuti: Sinner serve alto in percentuale, usa la prima al corpo per togliere angoli al ribattitore kazako e, soprattutto, impone ritmo in risposta colpendo presto e profondo sul rovescio avversario. Bublik prova a variare, alterna traiettorie piatte a slice difensivi, estrae qualche smorzata delle sue, ma non riesce a spostare davvero Sinner dal centro del campo: l’azzurro entra con i piedi dentro la riga, accelera di dritto lungolinea quando fiuta la palla corta, cambia immediatamente lato per non fargli leggere due volte lo stesso colpo. Il dato qualitativo più evidente è la gestione dei turni di battuta: Sinner concede pochissimo sulle proprie prime due esecuzioni, protegge la seconda con scelte lucide (kick esterno da destra, poi dritto in avanzamento) e non lascia mai che il game si sporchi, evitando quelle sequenze in cui Bublik vive di talento e caos creativo. Il punteggio severo fotografa anche la differenza di intensità nello scambio medio: quando lo scambio supera i quattro colpi, l’azzurro alza la percentuale di punti vinti grazie a una pulizia di impatto che gli consente di comandare senza strafare. Nel secondo set l’inerzia resta identica: break immediato, consolidamento, gestione chirurgica dei 15-30 con servizio e prima palla profonda. Nel terzo, Sinner non abbassa l’asticella e spegne sul nascere l’idea di una rimonta emotiva del kazako. La sensazione è che l’azzurro abbia costruito un esordio “da manuale” sul cemento di New York: poche concessioni, tante certezze, letture limpide dei pattern preferiti dell’avversario. Per chi cerca le chiavi, bastano tre voci: prima palla efficiente, risposta aggressiva sulle seconde di Bublik e cambio d’inerzia con il dritto inside-out quando il punto richiede una decisione. In sintesi, Sinner domina gli US Open nei fondamentali e nel linguaggio del corpo: mai frenesia, solo controllo e progressione. Con questa qualità di esecuzione, l’azzurro può permettersi di distribuire le forze su un torneo lungo, capitalizzando il lavoro in palestra di metà estate e mantenendo la rotta verso le fasi calde con la serenità di chi sa esattamente cosa vuole ottenere in ogni game di servizio e in ogni restituzione.

Anisimova b. Haddad Maia 6-0 6-3 — Efficienza, ritmo e scelte pulite

Sul tabellone femminile, Amanda Anisimova firma una vittoria netta su Beatriz Haddad Maia con lo score 6-0 6-3, partita che racconta differenze chiare in termini di velocità di braccio, anticipo e gestione dei punti pesanti. Nel primo set, la statunitense è una macchina di timing: risposta profonda che toglie tempo alla mancina brasiliana, piedi sempre in progressione e un dritto “piatto” che, quando entra, scava il campo a ogni accelerazione. Haddad Maia cerca di rallentare con rotazioni alte e traiettorie più cariche, ma si ritrova spesso a lavorare in difesa, costretta a colpire in arretramento con margini ridotti: da qui i molti 0-30 che diventano 0-40 e la sequenza di break subiti. L’elemento che colpisce è l’assenza di passaggi a vuoto di Anisimova: niente forcing gratuito, zero smanie di chiudere in fretta, solo costruzione paziente fino alla palla comoda. Nel secondo set la brasiliana prova a cambiare copione, sposta l’asse sul rovescio avversario, allunga gli scambi e alza la percentuale di prime; la partita si fa più equilibrata, ma la sensazione è che ogni volta che il palleggio entra nella zona rossa — terzo-quarto colpo — Anisimova abbia la soluzione per aprire la diagonale e colpire in avanzamento. L’americana, inoltre, gestisce con maturità i turni in battuta: poche seconde esposte, angoli ben scelti e tanto kick per allontanare la risposta mancina. Il 6-3 fotografa proprio questa differenza nella governabilità delle fasi del game. Dal punto di vista tattico, è rilevante la posizione in risposta: Amanda sta alta, quasi “tipo cemento indoor”, e cerca subito il contatto con la palla per sottrarre tempo. Beatriz avrebbe bisogno di più prime in campo e, soprattutto, di una percentuale maggiore di prime giocate sulle righe esterne: senza quel vantaggio iniziale, la sua costruzione a sinistra non prende corpo. Nel complesso, prova molto solida di Anisimova, che esce dal match con fiducia e minuti buoni senza sprechi energetici, mentre Haddad Maia, pur ordinata, dovrà ritrovare fluidità negli appoggi e un po’ più di profondità difensiva per evitare di rincorrere sin dai primi scambi. Questa differenza di scolpitura del colpo — la palla più “tesa” di Amanda rispetto alla palla più “lavorata” di Beatriz — spiega il perché di un punteggio così netto nel primo parziale e più gestibile nel secondo.

Sinner domina gli US Open : Oggi Lehečka vs Alcaraz alle 19:00: chiavi, ritmi e dettagli

Nel day session prosegue lo spettacolo con Jiří Lehečka vs Carlos Alcaraz alle 19:00, partita che promette fisicità, potenza e tanto gioco di anticipo. Lehečka arriva con una struttura tecnica precisa: servizio pesante in uscita dal lancio, dritto carico che gli consente di aprire l’angolo a destra e rovescio che, pur meno esplosivo, è diventato più affidabile nel cross corto per togliere tempo. La sua priorità tattica sarà togliere comfort ad Alcaraz sulla seconda palla: se il ceco riuscirà a ottenere molti punti “gratis” coi primi due colpi (servizio + dritto), potrà contenere le catene di scambi lunghe dove lo spagnolo eccelle per creatività e cambio di ritmo. Dall’altra parte, Alcaraz porta la solita valigetta di soluzioni: risposta aggressiva che mette pressione anche su prime centrali, capacità di cambiare altezza e velocità al dritto, smorzata usata non come vezzo ma come disruptor per spezzare la posizione del rivale. La gestione delle transizioni sarà determinante: Lehečka deve accorciare il campo entrando con i piedi e prendersi la rete quando sposta Carlos fuori dall’asse; Carlos, invece, deve evitare di farsi incastrare nella diagonale di dritto a campo aperto dove il ceco è pericoloso se può sbracciare. Importante anche la lettura dei turni di battuta di Alcaraz: se la prima spagnola tiene percentuali alte “esterno da sinistra” e “T da destra”, gli angoli che si aprono per il terzo colpo diventano devastanti. Dal punto di vista mentale, la gestione dei punteggi intermedi (30-30, 15-30) potrà fare la differenza più di un ipotetico tie-break: qui Carlos tende a scegliere il colpo giusto con naturalezza, mentre Jiří dovrà evitare la soluzione piatta troppo presto. Occhio alle condizioni: con caldo e umidità la palla corre, il rimbalzo si alza e il timing in spinta premia chi entra prima sul contatto. In una giornata già segnata dal dominio azzurro, l’eco della frase “Sinner domina US Open” fa da cornice narrativa: il livello mostrato dall’azzurro è l’asticella implicita che tutti gli altri contendenti avvertono. Se il match scivolerà su binari tecnici, Alcaraz parte favorito per varietà e difesa attiva; se invece Lehečka porterà la partita sulla pura potenza controllata, l’equilibrio potrebbe allungarsi e lasciare spazio a set decisi sul filo di un break.

Pegula vs Krejčíková alle 17:30 — Geometrie, qualità e gestione dei momenti

Nel women’s draw, l’appuntamento delle 17:30 propone una sfida dal gusto tattico raffinato: Jessica Pegula contro Barbora Krejčíková, due interpreti capaci di leggere il campo con intelligenza e di variare senza perdere profondità. Pegula vince molte partite grazie alla ripetibilità del colpo: poche forzature, dritto in spinta che “pesa” anche senza velocità di picco, rovescio pulito che trova spesso la riga interna per aprire lo spazio all’angolo successivo. Krejčíková, al contrario, alterna controllo e fantasia: rovescio a una mano in slice quando serve rallentare, rovescio bimane per colpire piatto, smorzate centellinate, discese a rete per accorciare i game. La chiave numero uno sarà la prima di servizio: chi tra le due porterà sopra il 65% con un buon tasso di punti vinti sul primo colpo potrà evitare quella spirale di scambi lunghi in cui la controparte trova fiducia. La numero due è la gestione del centro: Pegula ama occupare la “zona luce” tra mezzo spazio sinistro e centro-sinistra, da cui può cambiare lungolinea; Barbora dovrà negarle quella mattonella, costringendola a colpire in corsa e togliendole il tempo. Terzo tema, i palletti tattici: out-in di dritto, rovescio lungolinea di rottura, variazioni d’altezza. In un match potenzialmente a punteggio corto, ogni 30-30 pesa come una palla break e le due hanno storicamente mostrato freddezza nei turni che decidono il set. Occhio anche al net play: Krejčíková potrebbe usare più spesso la chiusura a rete per evitare che la statunitense imposti il palleggio infinito e la costringa a cambiare marcia. Dal punto di vista emotivo, la gestione del primo parziale è cruciale: chi lo prende, spesso controlla anche l’avvio del secondo, soprattutto sul cemento di New York dove la risposta sincopata e l’inerzia di pubblico possono spostare un paio di game. In controluce, la narrativa del giorno resta influenzata da quanto visto più presto sul maschile: Sinner domina US Open e alza lo standard di qualità complessiva percepita, una sorta di richiesta implicita di precisione che rimbalza da un campo all’altro. Se Pegula troverà ritmo in uscita dal servizio e potrà spingere la seconda palla con margine, la sua linearità può fare la differenza; se invece Krejčíková riuscirà a sporcare lo scambio con variazioni e a prendersi il centro del campo due colpi prima, il match diventerà una partita di scacchi a tutto campo. In ogni caso, il margine appare sottile: prepariamoci a un incontro in cui la scelta giusta al momento giusto — più che la pura potenza — determinerà la vincitrice.

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